Social software in azienda: un panorama variegato..
Pubblicato da Davide, venerdì 16 gennaio 2009 2 Commenti »
In questi giorni mi sono buttato a capofitto nella stesura della tesi, ecco che inevitabilmente calano le pubblicazioni su questi spazi, ma ne approfitto per riportare alcune considerazioni che ho fatto circa il mercato dei social software di livello enterprise.
Sarebbe impossibile fare una confronto dettagliato tra le soluzioni proposte dai produttori di software per l’enterprise 2.0: in primo luogo perché questi sono in continua evoluzione, quando non sono in versione beta; in secondo luogo perchè negli ultimi tempi sono nate tantissime start-up che offrono prodotti di nicchia, talvolta davvero performanti e interessanti.
E’ sufficiente dare un’occhiata al Magic Quadrant di Gartner riguardante il social software.
Si tratta di un settore veramente molto popolato, gli attori sono tanti e variegati.
Le grandi aziende stanno rincorrendo un fenomeno, mettendo a disposizione piattaforme robuste e non sempre a buon mercato. Una delle caratteristiche di questa rivoluzione è il fatto che essa viene dal basso: spesso gruppi di utenti si organizzano e si affidano a piccole start-up che hanno creato un prodotto stabile e basso costo. Queste start-up si sono trasformate nel giro di pochi anni in grandi società specializzate nel loro settore di nicchia.
Socialtext è sicuramente una storia di successo, nata a Palo Alto in California, offriva all’inizio un wiki di livello enterprise (con autenticazione, autorizzazioni e controllo degli accessi), oggi offre una serie di prodotto “sociali” che vanno dalle piattaforme di blogging ai social network, dagli strumenti per la messaggistica a quelli per l’elaborazione e pubblicazione dei fogli di calcolo. Questi strumenti si possono integrare sia con Microsoft Sharepoint con che Lotus Notes di IBM.
Ha ottenuto finanziamenti anche dalla stessa SAP ed è tra i leader per il mercato del social software.
37Signals con il suo Basecamp è un altro famoso attore statunitense, specializzato nell’offrire in versione SaaS (Software as a Service) strumenti per la collaborazione e il project management, da utilizzare per coordinare team di lavoro o piccole imprese. Sulla scia di Basecamp sono nati in massa alternative come Celoxis, EasyProject o ProWorkFlow, che hanno sviluppato applicazioni davvero complete e performanti e le rendono disponibili a costi modesti, in genere 10 – 15 dollari per utente.
Altro attore interessante è Telligent, le sue soluzioni sono adatte principalmente per community on-line rivolte ai clienti (per il marketing quindi), ma la partnership con Microsoft lo ha reso forte anche nelle community intranet di livello enterprise: Community Server Evolution è infatti il prodotto che ben si coniuga con Sharepoint per creare una intranet aziendale con tutte le peculiarità dei software sociali.
Nel contesto un player interessante è Yooplus, azienda toscana che ha sviluppato un prodotto per la collaborazione interna: we+. Calendari, attività, messaggistica interna, blog, wiki, archiviazione documenti, tagcloud, API e web services: queste sono le funzionalità di cui è dotata la piattaforma. Si tratta di una realtà decisamente più modesta rispetto alle concorrenti americane ma merita una citazione, la piattaforma è tutto sommato ben strutturata.
Discorso a parte bisogna fare per Google, che ovviamente non vuole stare fuori dai giochi e ha scelto di includere le proprie applicazioni in un pacchetto rivolto alle aziendale: Google Apps. Applicazioni come Gmail, Google Calendar, Gtalk, Google Documents & Spreadsheets e la Google Start Page vengono offerte come software as a service a costi relativamente bassi. La filosofia che sta dietro a questa proposta sta appunto nell’abbattimento del TCO (Total Cost of Ownership), ovvero del costo totale di possesso di un determinato software. Dalle parti di Google sanno spiegare benissimo il principio.
In una infrastruttura tipica con un mail server e gestione della posta interni, molte risorse sono destinate al filtraggio dello spam e al controllo antivirus. In una soluzione che prevede l’utilizzo del software Google, vengono demandati all’esterno gran parte dei compiti e della gestione ICT.
Attraverso le applicazioni Google è poi possibile creare un ambiente di lavoro, con un’area per la condivisione dei documenti e dei calendari comuni. Resta il fatto che questi strumenti sono stati concepiti per l’utenza consumer e a volte mancano alcune caratteristiche utili in ambienti enterprise, soprattutto per quanto riguarda l’interfacciamento verso altri sistemi ICT, anche se l’integrazione delle Active Directory e il supporto dello standard LDAP vanno incontro a queste esigenze.
Un altro ramo dell’offerta Google riguarda la ricerca documentale, attraverso il Google Search Appliance è possibile creare un motore di ricerca interno in grado di pescare informazioni da file systems o altri database; inutile dire che questo campo Google non teme rivali.
Ricerche a parte, strumenti per l’enterprise 2.0 ne esistono a volontà, spesso la scelta è veicolata dall’usabilità e dal feeling che l’utente riceve utilizzando il sistema e si trascurano gli importantissimi aspetti dell’integrazione e della esportazione. A volte ci si affida ad aziende che per la loro natura potrebbero non esistere più in un prossimo domani, non tutti sono Google o Microsoft. E’ importante comunque che i contenuti prodotti possano essere in qualche modo riutilizzati, un domani, nel caso si decidesse di migrare verso nuove soluzioni o almeno che sia possibile una qualche forma di interazione con lo strumento, attraverso API o tramite l’integrazione con sistemi aziendali (connettori SAP, Sharepoint..). Prima di scegliere un prodotto o un fornitore, è quindi bene capire fino a che punto ci si sta legando a esso, con un mercato così giovane e così in movimento è bene tenere gli occhi aperti anche sulla alternative.
Ancora non esiste la suite completa, qualcuno l’ha proposta, sempre in modalità SaaS. Con circa 900 dollari SpikeSource mette a disposizione una piattaforma dove girano assieme MovableType (blog), Socialtext (wiki), Newsgator e Simplefeed (RSS), VisiblePath (social networking): ma si tratta comunque di un puzzle, qualcosa di molto lontano dalla killer application.
2 Commenti »
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Marina Morelli - Pubblicato il 17 01 2009 alle 23:47
In bocca al lupissimo per la tesi Davide
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Davide - Pubblicato il 18 01 2009 alle 16:36
Mo grassie ;)