Cultura aziendale e Knowledge Management nell’era web 2.0
Pubblicato da Davide, Aggiornato domenica 4 febbraio 2007 1 Commento »
Soprattutto per le imprese operanti in ambienti instabili, ma sempre più spesso anche per le imprese “tradizionali”, l’Information & Communication Technology (ICT o più semplicemente IT) ha assunto nelle organizzazioni di oggi notevole importanza, è diventata un’arma strategica per il coordinamento interno.
I tre principali ambiti di applicazione dell’IT sono:
- intranet aziendali
- sistemi di enterprise resource planning (ERP)
- sistemi di knowledge management
Soprattutto negli Stati Uniti, il networking e il lavoro di gruppo che prevede la condivisione di informazioni e la collaborazione su determinati progetti sono alla base della cultura di diverse aziende. L’Italia, forse anche a causa della presenza di tante piccole aziende, ancora non ha afferrato pienamente le opportunità che ne derivano.
Una intranet aziendale può migliorare la comunicazione interna, favorire la condivisione delle idee e aumentare la produttività e l’apprendimento sul lavoro.
La conoscenza è considerata a tutti gli effetti come una risorsa da gestire, esattamente come le materie prime o il cash flow. Gestirla significa saperla organizzare rendendola fruibile: non è importante ammassare informazioni ma saperle filtrare e renderle utili ai fini organizzativi.
Il Knowledge Management è un modo di pensare all’organizzazione e alla condivisione delle risorse intellettuali e creative di un’organizzazione. Esso si riferisce allo sforzo sistematico di trovare, organizzare e rendere disponibile il capitale intellettuale di un’azienda e di alimentare una cultura di apprendimento continuo e condivisione della conoscenza di modo che le attività organizzative possano costruire sulle conoscenze già acquisite. Il capitale intellettuale dell’azienda è la somma delle sue informazioni, della sua esperienza, delle sue conoscenze concrete, delle sue relazioni, dei suoi processi, delle sue innovazioni e delle sue scoperte. [Richard L. Daft. "Organizzazione Aziendale", Apogeo]
Trovare modi per trasferire e gestire il capitale intellettuale, sia esso conoscenza implicita o esplicita, assume una rilevanza cruciale.
Dalla conoscenza delle persone deriva in genere un potere all’interno dell’organizzazione, per questo motivo spesso si tende a evitare la condivisione, soprattutto nelle aziende dove la conoscenza utile è rappresentata da un’alta percentuale di conoscenza tacita.
Per sfruttare al meglio un sistema di condivisone della conoscenza, come può essere un valido sistema di e-Learning o di gestione dei progetti con piattaforme wiki e blog, è necessario prima di tutto un cambiamento di tipo culturale. La parte più difficile è il passaggio da una visione gerarchica e competitiva a una cultura di collaborazione e condivisione.
L’azienda dinamica deve evolversi e diventare una learning organization, dove non esistono tempi per l’apprendimento e tempi per il lavoro, ma un unico processo continuo e simultaneo di lavoro e apprendimento, derivante dal continuo scambio di informazioni e competente con l’ambiente. Qui è necessario mettere in comunicazione le persone, farle lavorare in gruppo, saper cogliere le informazioni dall’esterno e farle proprie; tutto questo può essere facilitato e reso possibile anche grazie ai sistemi ICT.
Come le aziende non capirono, all’epoca, le potenzialità dei forum, ora potrebbero non comprendere quelle del web 2.0, della socialità e della collaborazione che si può sviluppare con la rete. Si rischia di perdere una grande occasione e di arrivare tardi. Nei prossimi articoli ho intenzione di approfondire e analizzare le applicazioni che nuovi strumenti come blog, wiki, feed possono avere in un contesto aziendale (enterprise).
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diploD » Blog Archive » Gestione della conoscenza con blog e wiki - Pubblicato il 25 01 2007 alle 01:05
[...] L’argomento è senza dubbio da “consulente aziendale”. Ma lo voglio affrontare da operaio, un po’ perchè di questo ho già parlato in termini tecnici, un po’ perchè mi sento più a mio agio se le cose le racconto e non le vendo. [...]